Nel nostro primo incontro (video qui sopra) abbiamo analizzato la disposizione delle 20 squadre di Serie A sulla situazione di calcio d’angolo difensivo.
E’ abbastanza prevedibile chiedersi: qual è la migliore? Nei calci piazzati, a differenza delle situazioni di movimento, il rapporto di efficienza è molto più diretto. Quando prendiamo gol su azione possiamo analizzare gli ultimi 5 secondi o forse gli ultimi 10, l’ultimo marcatura persa, il movimento della linea ma forse anche quello che è successo a centrocampo o sulla prima pressione e così via. Nei calci piazzati è diverso. L’evento è stretto e piuttosto standardizzato, soprattutto il calcio d’angolo in cui il punto di battuta è esattamente uguale per tutti.
E’ lecito quindi chiedersi se la disposizione che abbiamo scelto è effettivamente efficace o no. E’ doveroso precisare che l’efficacia può essere misurata sia semplicemente contando i gol subiti in rapporto agli angoli battuti o in maniera più approfondita verificando le occasioni in cui gli avversari sono riusciti ad indirizzare la palla verso la porta o comunque ad avere l’occasione per farlo.
Questo contributo è una sorta di compendio al lavoro introduttivo presentato in cui andremo a focalizzare l’attenzione su una squadra soltanto ma non più sulla disposizione scelta ma su come gli avversari hanno scelto di affrontarla in termini di schieramento e strategia.
Qual è stata la tendenza più comune? Quale tattica ha sortito maggiore risultato? Chi ha avuto l’approccio più innovativo?
Tra le squadre che nel nostro massimo campionato hanno subito meno in questa situazione c’è l’Atalanta. La squadra di Gasperini a fronte dei circa 60 angoli subiti tra coppe e campionato ha subito finora un solo gol. Nello specifico nella terza giornata di campionato nella sfida in casa contro il Cagliari al 24’ minuto Godin agguantava il momentaneo pareggio in una partita che poi sarebbe finita comunque con la vittoria dell’Atalanta per 5 a 2. Ho voluto mettere qualche riferimento in più, come il minuto di gioco e la situazione del risultato, sapendo che in questo momento è sicuramente superfluo ma che in un’analisi dettagliata aiuta a creare contesto.
Prima di vedere l’analisi ricordiamo alcuni concetti esposti nella prima presentazione.
Abbiamo diviso gli schieramenti in 3 categorie principali:
- A zona, con TUTTI i giocatori della squadra chiamati a presidiare una singola porzione di campo sia in area di rigore che fuori;
- A uomo, in cui la prevalenza dei giocatori segue il movimento di un singolo avversario;
- Mista, in cui ci sono alcuni giocatori che occupano delle zone preferenziali ed altri invece che seguono il movimento avversario.
Per quanto riguarda la funzione dei giocatori abbiamo individuato 4 ruoli:
- Giocatori a zona, che quindi si preoccupano principalmente o esclusivamente di occupare e controllare una specifica parte di campo. Li identificheremo con il colore rosso
- Marcatori, che al contrario si occuperanno solo di un avversario. Li identificheremo con il colore celeste
- Disturbatori, ovvero giocatori che sono al seguito di un avversario ma con l’obiettivo principale di impedire o ritardare un facile attacco alla palla. E’ evidente che il confine tra marcatori e disturbatori è piuttosto labile soprattutto in alcune occasioni. Per facilità individuiamo i disturbatori in quei giocatori che hanno una struttura fisica o un’attitudine tecnica che non gli permetterebbe di vincere il duello contro un avversario e che quindi sono lì solo per porre un ulteriore ostacolo. Li identificheremo con il colore viola
- Giocatori in riattacco, ossia giocatori che non partecipano alla fase difensiva in senso stretto, cioè marcando o presidiando una zona in prossimità della propria porta, ma sono orientati già al momento di recupero e che quindi si posizionano dalla propria trequarti in su pronti a ripartire sfruttando gli spazi più ampi. In un senso più ampio anche questi giocatori “difendono” costringendo gli avversari a portare meno giocatori in area di rigore. Li identificheremo con il colore giallo
Per ultimo ricordiamo la classificazione delle zone e sotto zone che abbiamo utilizzato per dividere la metà campo difensiva (fig. 1):

- Zona 1, che coincide con l’area di porta;
- Zona 2, che occupa lo spazio tra l’area di porta e il dischetto di rigore;
- Zona 3, che identifichiamo con lo spazio tra il dischetto di rigore e l’area di rigore;
- Zona 4, definito come lo spazio appena fuori l’area di rigore;
- Zona 5, ossia lo spazio più prossimo al punto di battuta dell’angolo
- Zona 6, l’ampio e variabile spazio dalla trequarti difensiva alla metà campo
Ogni zona è poi divisa in 3 sotto-zone per delimitare in maniera più dettagliata lo spazio occupato.

Torniamo ora al caso dell’Atalanta. La Dea si schiera su calcio d’angolo con una disposizione mista con una prevalenza di uomini a zona (fig 2). I giocatori che si occupano di una singola zona sono infatti 6 o 7 mentre i marcatori/disturbatori sono 3 o 4.
Facciamo chiarezza su un paio di punti. Intanto su questa doppia possibilità. Il giocatore che “balla” tra i 2 ruoli, a zona o marcatore/disturbatore, è il numero 33 Hateboer. Gasperini utilizza 4 giocatori a presidio della zona rossa con una normale prevalenza della sotto zona più vicina al punto di battuta.
Altri 2 giocatori sono utilizzati per presidiare lo spazio fuori area, solitamente Gomez o Muriel, per prevenire la possibilità di un tiro in seguito ad una ribattuta, e uno spazio all’interno dell’area, solitamente Ilicic, ma molto più laterale. Normalmente questo giocatore ha la doppia funzione di prevenire possibili schemi che hanno l’obiettivo di liberare un giocatore direttamente per il tiro in porta e quello di essere pronto ad eventuali giocate a 2 o a 3.
Ma torniamo ad Hateboer, la variante che influenza maggiormente la sua funzione è quella della traiettoria di battuta. Con un angolo ad uscire, come quello in figura, gli avversari si schierano quasi sempre piuttosto lontani dalla zona di porta per arrivare poi in corsa. In questo caso il numero 33 rimarrà nella sua posizione ad attendere l’arrivo degli avversari. Con un angolo a rientrare invece gli avversari si posizioneranno già in zona 1 o in zona 2. In questo caso il suo atteggiamento cambia e diventa più orientato all’avversario.
L’altro punto è quello della scelta tra marcatore e disturbatore. Il numero esiguo di giocatori attratti dall’avversario ci fa propendere per la figura del disturbatore anche se tra i giocatori scelti ci sono spesso difensori naturali. Un caso particolare è quello di Duvan Zapata. Con più frequenza gli attaccanti molto strutturati come lui vengono utilizzati da altre squadre in una delle posizioni a zona più prossime alla propria porta. La loro spiccata abilità nel gioco aereo non sempre è abbinata alla capacità-volontà-attitudine di seguire le tracce di un avversario. Proprio per questo vengono lasciati liberi di attaccare il pallone senza altre preoccupazioni. Non è questo però il caso di Zapata che invece viene utilizzato nei 3 (o 4) giocatori che hanno il compito di ostacolare il colpo di testa dell’avversario.
Nella scelta invece degli uomini a zona troviamo una maggiore “coerenza” con gli attaccanti che, come abbiamo già detto, sono più che altro utilizzati non per il gioco aereo e difensori e centrocampisti che invece presidiano la zona rossa. Tra questi riconosciamo al centro dell’aerea il giocatore maggiormente strutturato, ovvero Djimsiti, che dall’alto del suo 1 e 90 è anche il giocatore che statistiche alla mano è in testa alla classifica della sua squadra per duelli aerei vinti. Precisiamo che tali duelli non sono strettamente legati alla situazione di angolo o da cross ma sono in generali riferiti a tutti i momenti gara e a tutte le zone di campo.
Completiamo questa piccola analisi numerica dicendo che la squadra nerazzurra è la prima del campionato per quanto riguarda i duelli difensivi vinti, frutto di un atteggiamento totalmente votato all’1c1 in fase difensiva, ed è seconda dietro il Milan per duelli aerei vinti. La particolarità però è che non c’è nessun giocatore dell’Atalanta che individualmente spicca per la capacità di vincere i duelli aerei in area di rigore e questo sta a significare principalmente che il lavoro è ben condiviso tra tutti i compagni e non delegato principalmente ad un giocatore. Questo dato è anche legato proprio alla presenza di più giocatori sugli angoli votati al controllo di una zona e che quindi non arrivano a duello ma attaccano il pallone in anticipo rispetto all’avversario.

L’altra variante presa in considerazione nello schieramento difensivo su calcio d’angolo è la presenza di 2 o più giocatori sulla palla (fig. 3). In caso di più avversari già vicini al punto di battuta il primo adattamento in senso temporale è quello del giocatore che si trovava già “sul corto” che abbandona la sua zona per posizionarsi preferibilmente all’altezza del giocatore che riceverà il passaggio (il 7 nella figura presentata).
Prima dell’effettiva battuta non ci saranno ulteriori cambiamenti per evitare di abbandonare zone “sensibili” e poi magari trovarsi fuori posto nel caso di una battuta diretta. Per questo motivo il secondo adattamento avviene solo con palla giocata. Sarà il giocatore più vicino al palo a lasciare la sua posizione e a raggiungere il compagno vicino l’angolo per non lasciarlo in inferiorità numerica. La scelta è anche legata alla necessità di togliere la possibilità agli avversari di rigiocare velocemente sul giocatore in battuta (ll 10) che a questo punto si troverebbe automaticamente in fuorigioco.
Dopo questo excursus su schieramento e funzioni e dopo aver acquisito qualche informazione contestuale sulle caratteristiche dei giocatori, passiamo a vedere come gli avversari hanno provato ad eludere il fortino orobico.
Seppur in maniera non totale, lo schieramento prevalentemente a zona ha richiamato gli avversari verso le tre strategie principali che vengono utilizzate dalle squadre contro chi adotta una strategia di questo tipo:
- L’accumulazione, sapendo già con quanti giocatori gli avversari occuperanno una zona, alcune squadre hanno cercato di creare una superiorità numerica in un singolo quadrante magari con alcuni giocatori deputati solamente ad ostacolare il difensore presente;
- Il gioco corto, una squadra schiera i propri giocatori per una difesa ottimale contro una giocata che parte da un punto preciso, il calcio d’angolo, ma se la palla viene mossa le zone occupate non saranno più quelle ottimali e questo può creare delle distanze tra un difensore ed un altro;
- Il terzo tempo, i giocatori bloccati in partenza su un punto trovano maggiore difficoltà a trovare la massima elevazione rispetto ad un avversario in corsa.
Questa terza strategia è quella che in generale le squadre provano di più. Contro l’Atalanta difatti quasi la metà degli angoli sono stati battuti in questa maniera. Al 43% delle volte in cui un giocatore destro ha battuto un angolo a destra o un mancino a sinistra, andrebbero infatti aggiunti anche altre angoli battuti in maniera “tesa” ad uscire anche da giocatori sinistri che hanno battuto a destra e destri che hanno battuti a sinistra. Alcuni di questi oltretutto con esiti molto positivi.
A riprova di questo abbiamo voluto vedere soprattutto come le squadre avversarie avessero battuto il primo calcio d’angolo della partita. Un aspetto molto rilevante perché solitamente legato ad una strategia ben precisa studiata a tavolino. Non sapendo quanti angoli andremo a battere in una gara è naturale che sul primo ci si giochi lo schema provato in settimana. Anche in questo caso gli angoli con traiettoria ad uscire sono stati prevalenti.
Anche per quanto riguarda l’esito, sempre in relazione a quanti angoli battuti in quel particolare modo, abbiamo riscontrato un maggior successo per le traiettorie ad uscire rispetto alle altre 2 categorie che hanno sostanzialmente avuto un risultato simile tra loro.
Ai casi di successo legati chiaramente alla situazione in cui un giocatore avversario sia riuscito quantomeno a colpire la palla, abbiamo aggiunto 2 casi particolari:
- La riuscita di un tiro dopo la respinta;
- La presenza di giocatori avversari totalmente soli ai quali la palla non è arrivata per “poco”.
Nel primo caso abbiamo valutato che la presenza di un giocatore a zona fuori area fosse proprio quella di prevenire tale evento e quindi nel momento in cui si è verificato è evidente che qualcosa non è andato nel modo giusto.
Il secondo caso è più legato ad una pericolosità potenziale. Per chi si diverte a guardare qualche indice diciamo che è più legato ad un approccio affine all’indice di pericolosità che agli XG.
Andiamo a questo punto a vedere quando l’Atalanta è stata messa in difficoltà e in che maniera.
Il caso più evidente è quello della doppia sfida di Champions League contro il Midtjylland (foto 1). Indubbiamente le sfide europee hanno un peso maggiore rispetto al campionato e probabilmente proprio per questo durante queste partite si pone maggiore attenzione a questi dettagli. Rispetto poi alle altre compagini probabilmente i danesi hanno un proprio campionato domestico, in cui sono in testa, che gli permette una maggiore possibilità di provare qualcosa di più efficace rispetto alle altre compagini europee che possono preparare la gara in pochissimo tempo.

La strategia del Midtjylland è stata quella di portare molti giocatori (6) in area di rigore e concentrarli in quella che per noi è la zona 3 più esterna. La battuta è stata tesa, da calcio inglese anni 90 mi verrebbe da dire, per la ricerca di una torre proprio in quella zona. I giocatori danesi attaccano tutti lo spazio in avanti tranne uno che rimane lì per ricevere la palla. Il risultato finale è quello di raggiungere con la sponda un compagno, nello spazio antistante il portiere, che in questo caso di tacco poi prese la traversa.

Dalla seconda immagine poi abbiamo evidenziato la figura di Zapata per rimarcare la sua natura da disturbatore (foto 2). Il numero 91 infatti segue in partenza il movimento di un danese che attacca verso il primo palo, accortosi della traiettoria lunga abbandona l’avversario per andare ad ostacolare il giocatore che avrebbe ricevuto il pallone.

La medesima strategia era stata già proposta nella partita di andata con punto di battuta opposto. Ancora una volta l’idea è stata quella di partire dal secondo palo per poi isolare proprio in quella zona un giocatore addetto al ruolo di torre (foto 3).
A beneficiarne sempre un giocatore posizionato davanti al portiere nerazzurro. A conferma di quanto detto nell’analisi numerica precedente i 2 angoli sono stati battuti sempre da un giocatore mancino e sempre con il medesimo “taglio”.
Rimane curioso il fatto che in Italia nessuno abbia provato a replicare questo schema contro di loro.
Per quanto riguarda il gioco corto invece portiamo in evidenza 2 soluzioni a loro modo fruttuose. Piccola parentesi. Gli angoli corti rappresentano per molti una soluzione poco ottimale (eufemismo). Al contrario, nel loro libro “The number game”, Chris Anderson e David Sally spiegavano il motivo per cui sarebbe stato più conveniente giocare sempre corto. Anche qui, come in tante altri aspetti del gioco, le “mode” e soprattutto i risultati sono quelli che influenzano le scelte degli allenatori.
Torniamo all’Atalanta

La prima soluzione è quella forse più fantasiosa ed è dell’Ajax (foto 4). In 2 occasioni i lanceri hanno portato ben 4 giocatori vicino il calcio d’angolo creando un classico rombo di gioco molto caro alla scuola olandese ma in una zona di campo piuttosto insolita.

Portare così tanti giocatori vicino la bandierina ha costretto Gasperini a spostare il giocatore fuori area per cercare di diminuire la situazione di inferiorità passando da 2 contro 4 ad un 3 contro 4. In questa maniera però è rimasta scoperta la zona 4 nella quale un quinto giocatore dell’Ajax ha potuto ricevere per tirare direttamente in porta (foto 5). Un tiro avvenuto da una distanza piuttosto ragguardevole ma che ha rappresentato comunque un pericolo per l’Atalanta.
La seconda soluzione è invece del Napoli. La squadra di Gattuso ha giocato più angoli corti durante la partita e anche in maniera diversa manifestando una preferenza per questa tipologia di battuta.
Quella che analizziamo è la classica modalità che prevede che il giocatore in battuta giochi la palla sul compagno e giri dietro a lui per ricevere di nuovo. In questo caso Politano batte per il compagno e riceve di nuovo, punta il vertice dell’aerea e manda la palla a memoria sul secondo palo (foto 6). A memoria perché poi nella stessa gara la soluzione è stata replicata da Mertens sul lato opposto.
Quello che succede è che il movimento della palla fa perdere qualche distanza ai giocatori atalantini. In particolare Gosens che in questa occasione, e solitamente, è il giocatore a zona che occupa lo spazio davanti il secondo palo, risale e si accentra forse un po’ troppo lasciando spazio alle proprie spalle. Spazio attaccato da 3 giocatori del Napoli contrastati solamente da Palomino nella funzione di marcatore/disturbatore. La palla è leggermente alta e sfuma ogni possibilità per il Napoli di essere concretamente pericoloso ma, come anticipato, abbiamo scelto di porre un accento anche su questa situazione perché un semplice errore tecnico non diminuisce la pericolosità dell’evento.

Andiamo infine a vedere l’unico gol subito dall’Atalanta in questa stagione.
Nella partita contro il Cagliari intanto notiamo che la squadra sarda ha battuto ben 9 tiri dalla bandierina. Particolare è il fatto che tutti e 9 gli angoli siano stati battuti all’incirca nella medesima maniera e ovvero con traiettoria ad uscire e indirizzata alla zona del primo palo. Nella quarta occasione il Cagliari va in gol (foto 7)

In tutte le esecuzioni il Cagliari porta un giocatore ad attaccare uno spazio corto fuori dallo specchio della porta con una duplice funzione. Una è quella che di allungare la traiettoria mandando fuori tempo la difesa dell’Atalanta. Soluzione poi ripresa, sempre con esito positivo, dall’Inter alcune giornate dopo. L’altra funzione è quella di portare via uno dei 2 giocatori a zona sul primo palo, quello con i piedi sulla linea dell’aerea di porta.
Liberato quello spazio sarà poi un suo compagno ad attaccarlo, in questo caso Diego Godin, a sfruttare il suo movimento. E’ evidente la volontà di liberare al salto uno tra i migliori saltatori di caratura internazionale degli ultimi anni. Godin vincerà il duello contro un suo avversario in difficoltà nel dover compensare il buco lasciato da un altro difensore.
Si conclude qui l’analisi su come le altre squadre hanno scelto di affrontare lo schieramento difensivo dell’Atalanta. Il confronto europeo ha indubbiamente arricchito la gamma di soluzioni offerte dagli avversari contando che anche il Liverpool nel doppio confronto ha fornito qualche suo spunto. L’Atalanta ha “lasciato” in media agli avversari un’occasione, concreta o potenziale, ogni 6 calci d’angolo e finora ha trovato una sua strategia piuttosto vincente. Vedremo nel tempo se questo approccio continuerà a pagare o se Gasperini sarà costretto a modificare il suo assetto.