Dov’è finita l’ARTE MAGICA di dribblare il portiere?

In quale direzione stiamo andando?

“Vorrei un calcio in cui l’ultimo dribbling, oltre il portiere, è ragione e speranza di vita”.

Senza dubbio molti di voi, soprattutto i più nostalgici del calcio di “UNA VOLTA”, si saranno più volte chiesti: come mai nel “CALCIO DI OGGI” non si salta più l’estremo difensore? Rivedremo mai un doppio passo come quello del Fenomeno su Marchegiani nella storica finale di Coppa Uefa del 1998 o il gol capolavoro del codino Roby Baggio contro Edwin van der Sar in uno stupendo Juventus – Brescia del 1 Aprile 2001?

Credo che la loro facilità di saltare con un dribbling secco e deciso il portiere, poteva essere considerata piuttosto un’abitudine, un modo di essere, un modo divertirsi con naturalezza, diversamente da chi magari oggi preferisce un tiro angolato o uno scavetto ( pallonetto).

Cos’è cambiato negli ultimi venti anni?

In un calcio che si è evoluto tantissimo, dove la velocità e la fisicità dei singoli giocatori la fanno da padrone, il calciatore moderno, spesso viene valutato e selezionato dagli addetti ai lavori maggiormente  per le sue capacità condizionali ( velocità, forza e resistenza) e  meno per le sole qualità tecniche (vedi uno dei massimi campionati europei come la Premier League). Se parliamo però di formazione nei settori giovanili, la domanda sorge spontanea: preferire un giocatore già pronto che possiede velocità, forza e fisicità o un ragazzo tardivo che ha visione di gioco, tecnica e fantasia? La risposta senza ombra di dubbio varia  in base all’obiettivo che si vuole perseguire nella prestazione singola e collettiva: ottenere il RISULTATO nell’immediato cercando scorciatoie facili o favorire un’ambiente di APPRENDIMENTO che richiede tempo e dedizione?

Riprendendo la domanda: “Dov’è finita l’ARTE DI DRIBBLARE…?” Mi viene da pensare…perché si strutturano esercitazioni (small side games, giochi di posizione ecc..) con il vincolo dei 2-3 tocchi? Perchè obblighiamo il nostro giocatore a disfarsi della palla velocemente? Perchè togliamo estro e fantasia ai nostri ragazzi? Perché fare un dribbling di troppo e sentirsi sbagliati? Forse la risposta alla prima domanda l’avete già trovata, o forse no, però voglio analizzare due aspetti determinanti prima di capire realmente perché sia sparita questa fantastica ARTE di DRIBBLARE l’estremo difensore.

Il primo, come abbiamo già detto precedentemente, è legato sicuramente all’evoluzione del calcio in tutte le sue componenti, tattiche, fisiche, tecniche, mentali e atletiche. E ognuno di questi elementi è andato nella direzione di una maggiore velocità, che significa compressione degli spazi e tempi ristrettissimi di scelta e reazione. In questo contesto frenetico, è molto difficile che si verifichino le condizioni per cui un attaccante si trovi a tu per tu col portiere con molto tempo per decidere cosa fare e senza che un avversario lo bracchi o lo rincorra o tenti un recupero.

L’altro aspetto invece, deriva dal fatto che molti tecnici soprattutto di scuola calcio, pensano costantemente al risultato, cercando di raggiungere la vittoria a tutti i costi e vengono meno a quelle che sono: libera scoperta, divertimento e apprendimento. Ricordiamo che sono bambini e non piccoli adulti!! Io credo che per trovare una risposta alla domanda presente nel titolo di questo articolo, bisogna necessariamente ripartire da qui. In un calcio sempre più tattico, schematico, pieno di vincoli ed obblighi, dobbiamo esser bravi a ritrovare l’essenza del gioco, della finta, del dribbling, della giocata imprevedibile, della scelta incondizionata, ma soprattutto della libertà…libertà di far esprimere un talento, quel talento che è dentro ogni singolo ragazzo e che troppo spesso rimane inespresso.

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