Energie in movimento: il principio della sicurezza

“In tutti i manicomi vi sono tanti matti posseduti da tante certezze!” F. Pessoa

Da cosa partire per parlare del principio energetico relativo alla sicurezza? Da ciò che sento esattamente in questo momento mentre mi pongo questa domanda; ossia l’insicurezza di sentirmi o meno in grado di poter trattare un tema così “grande”, più grande di me, più grande di ognuno di noi, ma con cui ognuno volente o nolente deve fare i conti più e più volte nei momenti della giornata, nelle fasi della vita, nella vita in generale, insomma dal concepimento all’ultimo respiro! Parlare di sicurezza in termini energetici e fare un parallelo con il gioco del calcio può sembrare “pazzia” e questo giustifica la citazione iniziale, ma proseguendo nella lettura di questo scritto diventerà forse possibile vederci un po’ più chiaro. Il verbo “vedere” non è usato a caso, perché il metamero di riferimento principale riguardo questa fase del flusso energetico è una fascia orizzontale che comprende gli occhi e la fascia occipitale. Torneremo più avanti su questo aspetto.

Come giustifico questo parallelo con il gioco del calcio era il problema che dovevo risolvere. Credo possiate convenire con me che in ogni momento della nostra vita e quindi anche nel gioco, il nostro sentirci sicuri o insicuri e tutte le gradazioni emotive che vi sono nel mezzo giustifichino il parallelo cui accennavo. Chissà se è stato l’errore di Musacchio a togliere sicurezza alla Lazio? Chissà se la sostituzione di Musacchio ha rinforzato le insicurezze della squadra piuttosto che creare i presupposti per ridare fiducia ai giocatori? Chissà se l’impresa (che pare impossibile) di ribaltare tutto e andare a qualificarsi in casa dei bavaresi si compirà? Il Liverpool ci riuscì dopo il 3-0 del Bernabeu, il Tottenham pure contro l’Ajax. Era il 2018-19 una Champions League indimenticabile. Forza Lazio, serve una pazzia!

Giustificato il parallelo e individuati contesti e situazioni che richiamano il principio della sicurezza/insicurezza, percepita e giocata nel calcio come nella vita, entriamo ora più nel dettaglio. Innanzitutto appare chiaro e inconfutabile il fatto che si possa parlare di sicurezza solo in relazione al suo esatto contrario, l’insicurezza. Le polarità ci accompagneranno in questo viaggio alla scoperta delle fasi del flusso naturale di energia nell’uomo. E se è vero, come è vero, che un valore emerge sempre e comunque dal rapporto tra due elementi, nel nostro caso il valore emotivo legato a questa fase del flusso emerge dal rapporto tra le polarità sicuro/insicuro. Il grafico ideale quindi ha senso solo in rapporto al fatto che nella realtà la sicurezza ideale non esiste. Il grafico con i blocchi energetici esprime molto meglio ciò che in verità succede e ci consente di focalizzare l’ambito in cui ci stiamo avventurando. Chissà come proverà a ricostruire la sicurezza individuale sua e dei propri giocatori Inzaghi, con quale analisi, quali parole, con quali proposte operative, con quali strategie? Interessante! Credere nell’impresa, credere alla pazzia, portarla in campo, ma come? Sempre più interessante, non credete?

Tradurre l’analisi di una difficoltà apparentemente solo emotiva in una didattica operativa funzionale è lavoro quotidiano per ogni allenatore-istruttore-formatore-educatore-insegnante. Conoscere e riconoscere che un errore tecnico possa essere figlio di un problema emotivo e viceversa apre il campo e lo sguardo (ricordate il metamero di riferimento occhi e fascia occipitale) a ulteriori considerazioni. Il tal giocatore nella tal situazione perde di efficacia tecnica, la squadra sotto pressione tende a disunirsi, quel bambino è così impaurito che scappa dalla palla, Elena teme i contatti e preferisce non giocare la partita. Esempi di insicurezze quotidiane.

Mentre scrivo sono ai bordi di un fantastico contenitore extrascolastico e extrascuolacalcio; un piccolo parco con giochi per bambini piccoli (2-3-4 anni), panchine con nonni e genitori, il monumento ai caduti e 80 mq di verde irregolare nella forma e nel tappeto dove non poteva mancare un bel 4c4 eterogeneo nelle età, nei colori e nelle posture dei partecipanti. E così, grazie (se così si può dire) al Covid ritrovo e respiro il gioco libero e spontaneo, quel gioco di “strada” tanto richiamato all’attenzione da parte degli addetti ai lavori. Non posso non fermare la scrittura e lasciarmi ispirare dalle energie in gioco. C’è tutto ciò che ho visto in Lazio – Bayern; relazioni, individualità, collaborazioni, scelte, accelerazioni, rallentamenti, grandi giocate, grandi errori, sicurezze, incertezze e per fortuna anche un pubblico più o meno attento. Ma non andiamo fuori tema e concentriamoci sulla percezione che nel qui e ora concorre a renderci più o meno sicuri in relazione alla situazione e al contesto in cui ci troviamo ad agire. Il qui e ora individuale (Musacchio) che diventa collettivo (Lazio). Come adulti responsabili del processo di apprendimento dei nostri allievi siamo a conoscenza (conoscenza sistemica) di quali potrebbero essere i fattori che influiscono sul potenziale di sicurezza dei nostri giocatori? Siamo in grado di percepire (conoscere, riconoscere) nel gioco tali fattori?

A questo punto per proseguire servirebbe un feedback. Non essendo possibile, datemi fiducia e andiamo avanti. Innanzitutto cominciamo a elencare quelli che sono i fattori intrinseci ed estrinseci che incidono sulla sicurezza individuale e collettiva.

Fattori intrinseci (relativi ai singoli soggetti)

  • corazza caratteriale

  • motivazioni
  • aspettative
  • umori e sentimenti
  • ecc.

Fattori estrinseci (relativi al contesto-ambiente)

  • contenitore

Caratteristiche del contesto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • valore della competizione
  • aspettative
  • condizioni climatiche
  • condizioni del manto erboso
  • ecc.

Senza voler analizzare singolarmente tutti i possibili fattori che possono interferire con la sicurezza, anche solo leggendo l’elenco capiamo quanto sia impossibile pensare a una condizione ideale di sicurezza. Fatto sta che l’allenatore-istruttore-formatore-educatore-insegnante responsabile del processo e del rapporto insegnamento/apprendimento non può sottrarsi dal considerare la necessità di conoscere (conoscenza sistemica) meglio e di più come portare nell’operatività una pedagogia e una didattica in grado di affrontare tale complessità.

Prima di scendere in campo è probabile possano sorgere spontanee alcune domande:

Domanda 1: cosa ci serve per essere in grado di percepire se e quando i “nostri giocatori” manifestano l’emotività energetica oggetto di questo articolo?

Risposta 1: serve la capacità di percepire (allenabile) tale stato energetico sulla nostra pelle e la capacità di entrare in empatia con l’altro.

Domanda 2: come posso allenare questa capacità?

Risposta 2: facendo esperienza, sulla propria pelle, di tale percezione attraverso un percorso guidato in grado di condurre i partecipanti a sentire e vivere tale emotività energetica.

Succede, nella realtà, che poi comunque in campo ci andiamo e ognuno, con la propria “sensibilità da autodidatta” (senza giudizio ne pregiudizio), si ritrova continuamente sollecitato nelle relazioni individuali, collettive e sociali  a fare i conti con questi aspetti. Stando così le cose e avendo coscienza del ruolo che ricopriamo, sapere che si può “studiare” (inteso come adoperarsi) per allenare la propria sensibilità non può che essere una scelta… a mio parere sempre più interessante!

Allenare la sensibilità e la capacità di percepire le sicurezze/insicurezze proprie e dell’altro ci consente di portare in campo una didattica, una pedagogia e una metodologia pensata e studiata a partire da un background in grado di dare valore all’elemento emotivo in primo piano. Nel momento in cui riconosciamo che le insicurezze tecniche nel gioco sono dovute ad una emotività che si palesa in determinate situazioni e contesti, potremo:

  • orientare con maggiore consapevolezza le proposte verso giochi e esercitazioni più o meno contestualizzate
  • prestare maggiore cura alla nostra relazione con i giocatori, alle relazioni tra i giocatori e al rapporto con il contesto e l’ambiente,
  • progettare spazi e tempi di gioco più adeguati,
  • riconoscere meglio il momento opportuno per rinforzare un comportamento,
  • evitare giudizi
  • avere più consapevolezza di cosa dire, quando dirlo, come, dove e soprattutto in relazione ad un perché conosciuto e riconosciuto.

A questo punto la miglior cosa sarebbe scendere in campo e fare esperienza diretta nell’essere guidati e condotti a percepire le fasi del flusso energetico (figura 1 e 2) ponendo il Focus sulla prima fase dell’onda, sul respiro sicuro, sulle peculiarità del carattere radicato, ma soprattutto sui blocchi del respiro, sui conflitti e le frammentazioni che lo caratterizzano. Tutto ciò potrà sembrarvi strano, di difficile comprensione, lontano dal calcio. In realtà è tutto molto coerente con ciò che ci succede in ogni momento della nostra esistenza ed è materiale di studio (inteso sempre come adoperarsi per) alla portata di tutti, senza che siano richiesti chissà quali requisiti o prerequisiti, ma solo un pò di curiosità, di sana pazzia e voglia di mettersi in gioco.

Ma non è ancora il momento di concludere questa breve introduzione al principio della sicurezza. Ritorniamo a Musacchio, alla sua lettura errata della situazione o all’agire errato nella situazione letta. Ora abbiamo qualche elemento in più su cui riflettere. I fattori estrinseci che possono avere influito nella scelta e nell’esecuzione: il campo, la pressione dell’avversario, l’importanza della partita, il valore dell’avversario, le relazioni con compagni e avversari, le aspettative dell’ambiente, la strategia, la tattica, ecc. I fattori intrinseci: l’emotività nel qui e ora, postura e carattere, motivazioni, aspettative personali, ecc. Per poter agire sui fattori considerati occorre conoscere cosa succede al nostro respiro nella situazione contingente; cosa “annebbia” la vista e perché perdiamo di efficacia esecutiva quando il gioco come in questo caso “si fa duro”. Vedere meglio, di più e prima è un talento più che mai necessario negli sport open skills. Tensioni nel metamero corrispondente alla fascia occipitale e agli occhi possono determinare una maggiore difficoltà a rimanere lucidi in situazione di forte pressione o di richiesta prestativa e viceversa importanti pressioni esterne possono portare alla luce tensioni che non si manifesterebbero a intensità minori. Il sentirsi sicuri e radicati viene messo in crisi e la frammentazione che ne consegue irrigidisce il sistema miofasciale e la scelta esecutiva ne risente.

L’esperienza dell’errore permetterà al giocatore di non ripetere l’errore stesso? Il detto “sbagliando si impara” non è generalizzabile; ci sono motivazioni caratteriali a riguardo che possiamo esplorare a partire dalla consapevolezza dei propri limiti e difficoltà, che rappresenta il primo passo per creare i presupposi di un reale cambiamento e una reale possibilità per evitare di ripetere sempre gli stessi errori (spesso sbagliando non si impara).

E se l’errore di Musacchio fosse riferito a un eccesso di sicurezza? Sempre più intrigante!

Per approfondimenti: “Il gioco in profondità” di Fabio Lepri – Edizioni Nuova Phromos . 2020 acquistabile online sul sito www.ilgiocoinprofondita.it

 

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