GENERAZIONE DI ALTERNATIVE

Nei precedenti interventi abbiamo riflettuto sulla elevata mutevolezza delle situazioni, per mille e più volte totali, durante una partita. In base a questa realtà, risulta necessario migliorare la capacità di prendere decisioni in tempi brevissimi. E poiché è evidente che nessuna situazione può essere identica ad un’altra, il dispensare soluzioni è assolutamente poco efficace. Sappiamo che, quando il tempo a disposizione per agire è poco, o pochissimo, agiamo facendo ricorso al nostro inconscio, dando una risposta che è figlia della nostra esperienza, del nostro vissuto, delle emozioni del momento e soltanto qualche istante dopo saremo in grado di capire se abbiamo agito correttamente o meno. In base a ciò mi sembra molto utile provare ad allargare il bagaglio di esperienze dei ragazzi, stimolandoli a migliorare la presa di decisione attraverso la generazione di alternative.

Come si può risolvere una situazione? Esiste solo un modo o vi sono anche altre possibilità, efficaci, che possono permetterci di riuscire nel nostro intento? Ci hanno insegnato che la ripetizione di un gesto ci permette di affinare una tecnica, una abilità e per molto tempo abbiamo proposto esercitazioni deduttive ed analitiche, anche molto lontane dalla realtà, con la speranza poi di riuscire a trasferirle nel gioco. Ma questo modo di allenare può essere ancora valido o deve essere considerato superato per allenare uno sport di situazione come il calcio? Apprendere una gestualità tecnica in un contesto diverso da quello in cui verrà poi messa in pratica mi permetterà di essere comunque efficace? Come possiamo quindi esercitare una tecnica in un contesto di gioco reale, con la possibilità di migliorare la presa di decisione? Come possiamo generare alternative valide? Come possiamo ripetere senza ripetere? Quale metodologia, quale strategia, quale comunicazione possono permetterci di raggiungere efficacemente questi obiettivi? Queste sono solo alcune delle domande che mi pongo quando mi interrogo sull’adeguatezza delle mie proposte allenanti.

Un aspetto che mi interessa molto stimolare nei ragazzi è quello legato alla continua ricerca di soluzioni efficaci a risolvere uno stesso problema. Uno sforzo che può apparire inizialmente inutile, perché se riesco a risolvere un problema, può sembrare una perdita di tempo cercare di risolverlo anche in un altro modo. In realtà, quando siamo sotto stress ed abbiamo poco tempo a disposizione per agire, come capita in partita, tendiamo ad affidarci alle “cose” a noi più familiari e  in cui ci riteniamo abili. Purtroppo però, se il nostro avversario è un tipo sveglio, in grado di “leggere” le nostre intenzioni, dopo una o due volte, sarà in grado di prevedere i nostri intenti, neutralizzando facilmente le nostre iniziative. Avremo quindi bisogno, nel nostro bagaglio, di altre soluzioni utili a cui fare ricorso.

Praticamente, trovo che una valida possibilità di intervento, sia abituare il giocatore a risolvere lo stesso problema in modi diversi. Chiedendo semplicemente di risolvere una situazione, ogni volta senza poter più far ricorso alle soluzioni già utilizzate. Se ad esempio i giocatori in possesso di palla hanno fatto ricorso ad una triangolazione, questa non potrà più essere utilizzata. Nella ripetizione successiva, essi dovranno far ricorso a qualcosa di diverso e poi ancora ad altro, mettendo in campo tutte le loro risorse creative pur di risolvere in maniera ancora diversa la situazione data.

Altra interessante idea, è quella di stimolare i ragazzi del nostro esempio, chiedendo loro: “cosa succede se…?”. In questo modo induciamo ad una riflessione sulle possibilità di intervento dei difendenti o sulle possibilità di movimento dei compagni del possessore di palla. Ad esempio, cosa succede se il difensore riesce a mettere in ombra un giocatore senza palla? cosa succede se il difensore invece di scappare verso la sua porta, attacca nel tempo del passaggio colui che sta ricevendo palla? Ad ogni domanda, possiamo stimolare una riflessione e giocarla poi in campo al fine di verificarne la bontà o meno.

Jim Rohn disse: Le persone di successo impegnano il lato creativo della loro persona e si domandano, “Bene, mi chiedo come posso guardare altrimenti a questo problema?, mi chiedo come posso gestire altrimenti questa decisione? Mi chiedo quante altre possibilità vi siano?”.

Utilizziamo mai questo modus operandi con le attività che abbiamo proposto? Riflettiamo mai su come potremmo proporre qualche attività in maniera simile, ma diversa, tanto da cambiarne completamente il senso e la richiesta? Ritengo che utilizzare questa strategia possa aiutare noi allenatori a generare alternative alle nostre proposte, ampliando la gamma ed il valore delle attività allenanti. Provo a chiarire il concetto con un semplicissimo esempio. Vedo spesso proporre partite a due tocchi. Se proviamo a chiederci il motivo per cui inseriamo il vincolo dei due tocchi, una grande percentuale degli istruttori risponde per velocizzare il gioco o per ragionare più velocemente. Pensandoci bene, però, non è proprio quello che succede in gara la domenica, quando sarà il gioco ed il suo evolversi a definire il numero di tocchi che saranno necessari in ogni azione. Osservando bene i ragazzi, inoltre, si noterà che tenderanno a giocare in modo automatico, abituandosi a giocare a due tocchi, anche quando servirebbe tenerla e giocare a quattro o cinque oppure quando è necessario trasmetterla di prima intenzione per ottenere un reale vantaggio. Manca una reale alternativa.

Qualcuno potrebbe optare per inserire una variante. Si può giocare a massimo due tocchi. Significa che posso scegliere se giocare di prima intenzione, ad un solo tocco oppure controllare la sfera e poi trasmetterla entro il limite posto dall’allenatore. Questa seconda proposta, seppur ancora abbastanza lontana dalla lettura reale del gioco, richiederà comunque che il giocatore si guardi almeno un po’ attorno per prendere un minimo di informazioni riguardo a quanto sta accadendo vicino a lui, per scegliere se giocare di prima o stoppare la palla.

Anche in questo esempio si gioca senza una grande necessità di percepire troppe informazioni dal contesto di gioco. Secondo me invece le cose cambierebbero se la richiesta fosse: se ho spazio conduco palla, altrimenti la passo ad un compagno. La stessa partita diventerebbe “giocabile” da parte dei ragazzi, solo dopo una reale percezione dello spazio circostante che il possessore di palla avrà a disposizione, ed in base al quale sceglierà se ricorrere al passaggio o alla conduzione (ed eventuale dribbling). Piccole sfumature, si potrà pensare, ma la richiesta sarà completamente più coinvolgente e richiederà una continua presa di informazioni dall’ambiente circostante, per capire se e quanto spazio si avrà a disposizione, trasformando la proposta da mera esecuzione meccanica ad un gioco di lettura continua.  

 

 

 

 

 

 

By Enrico Battisti

I temi affrontati da Enrico in questo articolo possono essere approfonditi direttamente con l'autore nell'ambiente di formazione NEL GIOCO DEL CALCIO.

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