Vincitore in felicità è chi dispone di molti atteggiamenti. L’atteggiamento è figlio del carattere, il carattere di ognuno è figlio del padre e della madre, è genetico e generazionale. Ma è anche un potenziale che può essere trasformato e reso ricco, appunto, di più atteggiamenti. Il lavoro sulla postura è un lavoro sul corpo-mente che ci consente di riappropriarci del nostro vissuto, accettarlo e trasformarlo per un benessere pronto a rivelarsi. Cosa centra tutto questo con il gioco e in particolare con il gioco del calcio? Gli apprendimenti sono figli del processo di sviluppo individuale. Una nuova acquisizione si rivela possibile solo se sostenuta da un adeguato livello di maturazione. Da ciò deriva la necessità di conoscere i tempi e le caratteristiche delle fasi sensibili che determinano apprendimenti che non possono manifestarsi che a un dato momento dell’evoluzione e non prima. Ma occorre che a questo paradigma se ne affianchi un altro. Lo sviluppo e la maturazione sono individuali e differiscono da individuo a individuo in relazione al fatto che entro i 3-4 anni abbiamo già completamente sviluppato le nostre posture caratteristiche, i nostri modi di evitare il dolore. Il resto della nostra vita è di solito un rinforzare questo nucleo, anni di risposte protettive accumulate in questo modo.
Cioè?
La capacità Tizio e Caio di conquistare e consolidare nuove acquisizioni è strettamente legata al loro processo di crescita (età biologica), ma è soprattutto subordinata alla postura che hanno necessariamente sviluppato nei primissimi anni di vita.
Tale paradigma necessita di essere approfondito. L’adulto che lavora con i giovani non può non conoscere e avere fatto esperienza su di sé delle fasi del flusso di energia che influenzano i nostri atteggiamenti nella vita e quindi anche nel lavoro.
<<L’allenatore rimanga se stesso e avrà tutto da guadagnare>>. Non c’è frase più adeguata e vestito più azzeccato per chi ha la curiosità di continuare a mettere in gioco la propria autenticità.