Affinché si manifestino prestazioni di alto livello, l’identificazione e selezione del talento deve essere abbinata a un percorso formativo che favorisca lo sviluppo delle abilità tecniche, percettive e cognitive necessarie a eccellere. In questo contesto, l’allenamento intenzionale e gioco libero si collocano agli estremi di un continuum. In età giovanile, il primo (addestramento intenso e frequente) risulta controproducente. Al contrario, miglioramenti consistenti e duraturi possono manifestarsi a seguito di attività informali (gioco libero) o formali organizzate attorno al contesto di gara, che contengano cioè la stessa struttura cognitiva del gioco. Queste attività possono essere adattate in modo da favorire l’apprendimento e permettere ai giocatori l’esplorazione e l’acquisizione delle abilità tecniche e dei princìpi tattici. Sarà solo al crescere dell’età e del livello competitivo, che giocatori adolescenti e adulti verranno coinvolti in un maggiore volume di attività specificamente disegnata per mantenere e aumentare la prestazione in competizione (allenamento intenzionale). Nell’era dell’informazione, il percorso di sviluppo del giocatore può e deve basarsi sull’evidenza. Scegliere di ignorare queste conoscenze e di operare con logiche di breve termine o incentrate sulla tradizione, alla lunga può dimostrarsi estremamente improduttivo. Al contrario, l’osservazione sistematica delle attività di pratica può fornire una disamina dettagliata della macro e microstruttura dell’allenamento che favorisce l’ottenimento di tali abilità. Questi fattori possono costituire un vantaggio competitivo rilevante per i settori giovanili realmente intenzionati a disegnare programmi di sviluppo in grado di fornire le migliori condizioni di crescita ai propri giocatori.
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